lunedì 27 aprile 2020

STEP #11 - Nemmeno i carichi (di mascherine) possono muoversi con la pandemia

Ecco un estratto di un articolo del Corriere della Sera del 19 marzo 2020(consultabile integralmente qui):

Il ministro Di Maio finora non è andato ad Ankara per aprire un canale umanitario, ricordando alla Turchia che la loro economia è decollata anche grazie alla tecnologia italiana che utilizza nelle sue fabbriche. Martedì in tarda serata sappiamo che il premier Conte ha telefonato ad Erdogan per chiedere lo sblocco. Ma al momento nulla è successo. L’azienda italiana non può farsi restituire i soldi dalla Ege Mask perché sono state consegnate; non può portarle in Italia perché serve il visto governativo. A bloccare le esportazioni sono anche la Russia, il Kazakistan, l’Ucraina, la Romania. E quando un carico parte, non sai se arriva, perché durante il tragitto spesso viene requisito o bloccato. È successo alla Gvs, un’altra grande azienda italiana, che ha acquistato in Romania mascherine semilavorate destinate alla protezione civile, ma in questo caso a bloccarle ci ha pensato l’Ungheria.

Viene denunciata dunque una strana presa di posizione da parte del governo turco, nel cui territorio, stando ai dati forniti ufficialmente (il 19 marzo, data anche della pubblicazione dell'articolo e della stessa decisione di Erdogan), contava appena 98 casi di contagio e 30 aziende turche capaci di produrre 50 milioni di mascherine a settimana.
La situazione sembra che sia stata risolta tra il 31 marzo e il 1 aprile.

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